
Non colsi la rosa

di Chiara Morello
Non colsi la rosa, non la colsi. Nonostante sapessi che non l’avrei privata certamente delle radici, non volli spezzare il ramo sul quale godeva ogni giorno del tepore solare.
Non ho colto la rosa, non l’ho colta. Nonostante sapessi che sarebbe sopravvissuta all’impeto della mano assassina che dal suo albero l’avrebbe allontanata, non ho voluto farle mancare la linfa vitale che dalla terra in essa scorreva.
Guardai la rosa, la guardai. Non era rossa, non era rosa la rosa della quale, priva di difese alcune, m’innamorai.
Ho guardato la rosa, l’ho guardata. Notte e giorno, quando piangeva la rugiada, l’ho guardata quando si svestiva dei petali e ad ogni petalo che perdeva, vedevo in lei il Bello.
Guardo la rosa, la guardo. Intravedo il bocciolo: è nuda la rosa. Non ha più petali dei quali disfarsi: è spoglia ormai.
Non temevo le spine: temevo la rosa.
Non temevo che lei morisse, temevo che morissi io qualora l’avessi portata nella mia dimora.
La rosa è viva, nonostante io non le abbia mai offerto acqua. La rosa vive, vive del sole e delle stelle.
Io vivo poco e vivo male: la rosa che non colsi è la rosa che mai avrò. A cosa mi servono il sole e le stelle? Ma a cosa mi servirebbe possedere una rosa?
Ora non guardo più i fiori, non m’inebria odore alcuno, sono un essere daltonico incapace di distinguere i colori.
Basta fiori nella mia vita: ho scelto i prati verdi.
L’erba mi salverà.
Chiara Morello: Nel 1990, un uomo e una donna, non avendo di meglio da fare, hanno deciso di far nascere sotto il segno dei Gemelli, Chiara. Chiara, colei che nella vita avrebbe intrapreso mille attività non portandone a termine alcuna. Chiara che, trasferitasi a Napoli non cercando alcuna fortuna, di fortuna non ne ha trovata. Chiara che soffre di logorrea cronica e di mutismo latente. Chiara che ama bere, mangiare e scrivere e del resto potrebbe fare e spesso fa volentieri a meno. Chiara che è chiara, solo di nome.