
Criminalità giovanile

Ad oggi, non si può non essere spaventati, preoccupati o anche semplicemente arrabbiati per il nostro sentirci impotenti a causa del crescente numero di giovani che si avvicinano alla criminalità organizzata.
Sono sempre più numerosi i fatti di cronaca in cui si sente parlare di reati compiuti da gruppi di ragazzini, giovanissimi, che si uniscono con l’obiettivo di seminare violenza e terrore, tra i propri coetanei e tra gli adulti.
La delinquenza minorile è un fenomeno che si sviluppa sul concetto di devianza, ovvero sull’insieme dei comportamenti che si allontanano dalle norme sociali, violandole senza ritegno, e che esprimono il bisogno di trasgredire per assumere un’identità all’interno della società. Le sue espressioni sono innumerevoli, tra le più frequenti troviamo: furti, scippi, rapine, estorsioni, atti di vandalismo, violenza contro le persone, spaccio e uso di sostanze stupefacenti. Nei casi peggiori, purtroppo, si arriva anche all’omicidio.
La causa principale, potremmo dire per la quale si registra un crescente disagio generazionale, e di conseguenza un aumento della criminalità, è identificabile in situazioni familiari problematiche e disagiate tali da non offrire purtroppo ai soggetti che le vivono un’altra scelta se non quella di affacciarsi e, di ritrovarsi nel giro di poco all’interno di quel turbine di orrore, sofferenza e morte che è il sistema criminale.
Tra gli adolescenti può capitare, però, che l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, rafforzata dalla necessità di affermarsi e essere accettati in un modo o nell’altro a livello sociale, induca a identificare il proprio gruppo in aggregazioni di giovani criminali.
È così che si formano le baby gang, i cui componenti sono accomunati dal desiderio di essere rispettati dalla società, di trasgredire e di sentirsi invincibili e intenzionati a emulare i crimini commessi dagli adulti.
Infatti i modelli aggressivi forniti dagli adulti, ripresi continuamente da telegiornali, fiction, film e serie televisive, hanno drasticamente abbassato il livello di percezione dell’illecito nei giovani.
Si tratta di gruppi ben organizzati, strutturati gerarchicamente e regolamentati da precise regole di condotta. I componenti sono prevalentemente soggetti problematici, provenienti da contesti e situazioni sociali disagiati, i quali non vedono un’opportunità nemmeno negli istituti scolastici, anche se c’è da dire che sempre più spesso i gruppi sono nutriti da giovani di buona famiglia, benestanti, che scelgono la microcriminalità, ma perché farlo? Cosa li spinge?
Forse, perché sono solo annoiati dal benessere e dalla vita comoda, o forse perché ingenuamente credono che una vita all’insegna dell’illegalità dia loro più occasioni di riscatto, quando in realtà non fa che gettarli in un buco nero dal quale, purtroppo, non ci sarà più via d’uscita o nel caso ci fosse sarà angusta e difficile da percorrere.
Personalmente, è capitato nella mia vita di confrontarmi con un ragazzo che viveva tale realtà e che la pensava così.
Lui ripeteva spesso di voler vivere di onore, senza però essere consapevole della deviazione ideologica a cui aveva sottoposto la suddetta parola. Per lui, infatti, era onorevole suscitare timore e inquietudine negli altri, sentirsi forte per il sostegno del suo gruppo di amici che lo proteggeva e che ne condivideva questi ideali “distorti”.
Era un ragazzino, che però pensava e si comportava come un superuomo, come se ogni cosa gli fosse dovuta e che gli appartenesse, solo perché egli stesso voleva che fosse così. E, benché cercassi nel mio piccolo di discorrere, comunicare con lui per, in un certo senso, aprirgli gli occhi su quella che era la gravità e la distorsione dei suoi ideali, sembrava essere sordo a qualsiasi cosa gli dicessi. O forse fingeva solo di esserlo.
Si credeva un leone ma non era altro che un agnello vittima dei suoi stessi ideali.
Sara Landinetti, 18 anni
Parla bene! è il frutto di una serie di incontri tenuti per progetto di alternanza scuola lavoro in un liceo classico di Napoli. Si è parlato di diritti, cittadinanza e libertà. Vari tutor e ospiti hanno accompagnato il percorso di una classe molto bella e motivata che ha prodotto degli elaborati sui temi trattati. Compariranno articoli firmati e altri in anonimato, per rispettare le sensibilità individuali. Sono comunque tutti componimenti di ragazze e ragazzi di 17 e 18 anni.
Parla bene! vuole dare voce alla Generazione Z che ha già le sue idee ben precise in merito alle cose e ha tanto da insegnare a chi si prende il tempo per ascoltarla.